Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, è con grande soddisfazione e con la piena consapevolezza di trovarci dinanzi a un passaggio storico per l'Italia e per l'Europa, che salutiamo la presentazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, nella sua versione conclusiva. Quando, nel pieno della prima ondata della pandemia, il Governo italiano affermò, con forza, la necessità di un salto di qualità nella risposta europea, pochi ritenevano che sarebbe stato possibile giungere alla decisione, unanime, di finanziarie ingenti investimenti comuni con l'emissione di titoli obbligazionari europei ancorati al bilancio dell'Unione, e di farlo attraverso sovvenzioni, e non solo prestiti, indirizzando la quota maggiore di tali risorse ai Paesi che, come l'Italia, non solo erano stati colpiti più duramente dalla pandemia, ma avevano a lungo sofferto di bassi tassi di crescita e occupazione, e per questo erano più fragili ed esposti alle sue conseguenze economiche. E invece, di fronte all'impatto drammatico della pandemia, emerse nella società civile e nei gruppi dirigenti europei la consapevolezza che il forte grado di interdipendenza imponeva di andare oltre il tradizionale coordinamento tra le politiche economiche nazionali e che occorresse, quindi, affiancare ad una vigorosa politica monetaria, irrobustita dalle innovazioni da lei introdotte, una politica di bilancio comune orientata all'innovazione, alla sostenibilità e alla convergenza. Si arrivò così alla proposta della Commissione, alla cui elaborazione il Governo italiano contribuì attivamente, e poi allo storico accordo di luglio, che giustamente il PNRR definisce epocale. Proprio la portata di quel risultato e la tenacia e la determinazione con cui l'Italia lo ha perseguito, ha caricato il Piano italiano di una particolare e duplice responsabilità, verso il Paese e verso l'Europa: la responsabilità di cogliere un'opportunità irripetibile per rilanciare e trasformare la nostra economia e la responsabilità di dimostrare con i fatti che la strada intrapresa dall'Unione è quella giusta e che, anzi, essa va proseguita e rafforzata per consolidare e rendere permanenti le novità che il Next Generation EU ha introdotto .
Come lei ha detto giustamente, dunque, è in gioco molto più di questo o quel progetto, è in gioco il destino e il ruolo del Paese negli anni a venire. Dopo mesi di duro e difficile lavoro, per il quale vorrei ringraziare, oltre ai membri del Governo, anche l'infaticabile team del MEF e della Presidenza del Consiglio, possiamo dire che il risultato appare pienamente all'altezza di questa sfida. Noi consideriamo, infatti, quello che lei ha presentato un ottimo Piano, che può consentire all'Italia non solo di uscire dalla crisi economica innescata dalla pandemia, ma soprattutto di affrontare i problemi strutturali che da troppi anni affliggono l'economia italiana e le nuove grandi sfide globali dell'innovazione e della sostenibilità ambientale e sociale.
Il Piano conferma, rafforza e completa l'impianto del testo presentato al Parlamento a gennaio, a partire dal rilievo significativo assegnato all'asse strategico dell'inclusione sociale, oltre a quelli della transizione ecologica e digitale, e alle tre priorità trasversali della parità di genere, della valorizzazione dei giovani e del rilancio del Mezzogiorno. Si tratta di un positivo tratto distintivo del PNRR italiano, perché l'equità e la sostenibilità sociale sono dimensioni essenziali per affrontare, con successo, la transizione ambientale e quella digitale e perché la specificità dei problemi e delle fratture che da tempo caratterizzano l'Italia rendono centrali la questione femminile, quella giovanile e quella meridionale: donne, giovani e Sud, il futuro dell'Italia passa innanzitutto di qui. In questo quadro, è molto positivo che siano stati confermati, in alcuni casi rafforzati, gli investimenti per gli asili nido, per la scuola, per la formazione professionale terziaria, per l'università, per la ricerca - molto bene il miliardo aggiuntivo -, per il trasferimento tecnologico, per le politiche attive del lavoro, per la formazione e le competenze dei lavoratori e dei disoccupati, per le infrastrutture sociali, per l'assistenza sanitaria domiciliare, e il fatto che al Mezzogiorno sia destinato il 40 per cento delle risorse, così come sono di grande importanza il forte intervento su cultura e turismo, i massicci investimenti per l'innovazione del sistema produttivo e la competitività delle filiere industriali, per la tutela del territorio e della risorsa idrica, le risorse per l'economia circolare, per l'efficientamento energetico, per l'acciaio verde all'Ilva di Taranto, per la rete ferroviaria e il trasporto pubblico. La scelta coraggiosa, giustificata dall'impatto economico del protrarsi della pandemia, di incrementare la dotazione del Piano attraverso il Fondo complementare e un maggior ricorso ai prestiti aggiuntivi, ha consentito di potenziare, in particolare, gli investimenti connessi ai due principali assi strategici del piano: la digitalizzazione e il contrasto ai mutamenti climatici. È un positivo rafforzamento che apprezziamo, così come salutiamo con particolare soddisfazione il fatto che il dialogo con le forze politiche abbia consentito, nella revisione finale delle ultime ore, l'aumento delle risorse per le infrastrutture sociali nei comuni e l'inserimento - che il Partito Democratico ha chiesto e ottenuto - dell'importante clausola orizzontale sull'occupazione femminile e giovanile.
In questo quadro, chiediamo attenzione affinché l'ambiziosa strategia per il cloud garantisca una adeguata protezione dei dati più sensibili delle amministrazioni centrali, attraverso una componente pubblica e sottolineiamo l'importanza di assicurare un'effettiva rapidità e addizionalità degli investimenti per la connettività, sostenuti da risorse pubbliche.
Infine, riteniamo che un'attenta valutazione di alcuni progetti tra PNRR e fondo complementare potrebbe ancora consentire di liberare ulteriori preziose risorse per quegli investimenti che non hanno beneficiato di aumenti e che rientrano, a pieno titolo, nella categoria del debito buono: penso alle metropolitane, alla costruzione di nuove scuole, alle case di comunità per l'assistenza sanitaria e territoriale.
La vera sfida si sposta, comunque, ora, sull'attuazione degli investimenti e sulla realizzazione delle ambiziose riforme individuate dal PNRR, a partire dalla pubblica amministrazione e dalla giustizia, positivamente rafforzate e specificate rispetto alle versioni precedenti del Piano. Giudichiamo poi favorevolmente l'ingresso, nell'orizzonte del Piano, della riforma fiscale, strettamente collegata alla storica riforma dell'assegno unico.
Le scadenze, assai serrate, indicate richiederanno serietà e coerenza da parte delle forze di maggioranza rispetto ai principi, molto chiari e condivisibili, enunciati nel testo: progressività, equilibrio dei conti pubblici, forte contrasto all'evasione fiscale.
Signor Presidente, il Piano che oggi discutiamo ci offre la possibilità concreta di creare buona occupazione, di ridurre il debito principalmente attraverso la crescita e non con pesanti manovre di finanza pubblica di migliorare la nostra produttività, di rendere l'Italia un Paese più moderno e innovativo, più verde e più giusto. Questa sfida carica il Governo e la maggioranza di una responsabilità storica senza precedenti, che richiede un'attiva mobilitazione e partecipazione di tutte le forze politiche, economiche e sociali e intellettuali del Paese e di tutti i livelli di Governo. Il Partito Democratico è pronto a fare la sua parte e a compiere ogni sforzo per non perdere un'opportunità che abbiamo così attivamente contribuito a rendere possibile. Chiediamo a tutti di non essere da meno, di dimostrare che la buona politica è possibile e che le differenze, anche profonde che ci sono tra di noi, non ci impediranno di assolvere a un comune compito storico di salvezza e riscatto nazionale.